Michele e Lorenzo Raggi sono due fratelli che vivono, soli al mondo, in una grande casa alle porte di Roma. Una mattina un uomo gli porta una notizia improvvisa: la loro casa è stata regolarmente venduta dal legittimo proprietario, il loro padre Dario, scomparso da 12 anni. I due ragazzi decidono così di andarlo a cercare, per riprendersi la casa dove hanno sempre vissuto. Seguendo le poche tracce che hanno, Michele e Lorenzo arrivano fino in Marocco, a Marrakech, dove imparano, nel coinvolgente e complesso scenario della cultura magrebina, a conoscere quel padre che gli si è negato per così tanto tempo e a prendere coscienza del sentimento del loro essere fratelli.
Un film riconosciuto di interesse culturale dal Ministero dei Beni Culturali e dello Spettacolo.
Giovannesi ha sentito la necessità di raccontare ed analizzare la fuga di un uomo occidentale verso il sud. E lo ha fatto attraverso gli occhi di tre generazioni, partendo dalla necessità del padre, un uomo degli anni 70, nel perseguire il desiderio di libertà, di un figlio trentenne imprigionato nel suo rancore per il precoce abbandono e di un figlio ventenne, curioso del passato e alla ricerca del futuro.
Interessante è la visione del conflitto padre-figlio, il conflitto eterno che in questo caso si manifesta con il desiderio di avere una figura forte, arcaica nella quale un figlio trova rifugio (splendida la scena di Adriano Giannini che si abbandona sulla spalla di un magrebino e piange tutte le lacrime rimaste irrisolte).
Nel film il tema della diversità si intreccia al conflitto: diversità di pensiero, di luogo, di scoperta di altre parti del sè. Alla fine ogni diversità si fonde armonicamente con la comprensione ed un rinnovato rapporto familiare ma Giovannesi riesce a comunicarlo senza far perdere l'individualità dei personaggi.
E' un bel film, intenso, ottima prova per Adriano Giannini ed Emanuele Bosi. Bravo il regista che tra ironia e comicità, è riuscito a mantenersi imparziale nella storia senza lasciare lacune o messaggi non detti.
Cinema